Baluardo
Ambasceria
Ambasceria
come riportato da Baluardo
Foresta del Cormanthor - Valnebbiosa
Seconda decina del mese di Altosole
Nell'anno del vessillo - 1368 Calendario delle Valli
Emettendo un piccolo gemito, Ney aprì gli occhi. Istintivamente portò la mano sul petto, per verificare il dolore che le era rimasto impresso in mente. Ma quel malore era scomparso, ora si sentiva meglio, anche se aveva una strana sensazione che non riusciva a definire, come se avesse perso o avesse dimenticato qualcosa di importante. I suoi compagni la avvicinarono e Altur la abbracciò, dandole un bacio sulla fronte. La mezzelfa arrossì, abbassando la testa.
«Ti senti bene ? » le chiese Erebus
«Sì, sto bene, perché mi guardate tutti? Che cosa ho fatto ?»
«Non ti ricordi della battaglia... dell'unicorno ?»
«Ricordo un pipistrello grande, sbatteva le ali in cielo e ci ha attaccati...Poi lui... è caduto... ed io... io... sentivo tanto male qui.» Ney fece una smorfia di dolore portando ancora una volta la mano al petto.
«L'abbiamo visto, eri... tu sembravi... addormentata forse. Vicino all'albero. Ci hai fatto spaventare, ma ora sembri in piena forma.» disse ancora Altur, dandole una pacca sulla testa... In realtà era ben visibile a tutti che il suo sorriso era appena velato, come da una impercettibile ombra. In particolare Erebus sembrava notare questa stonatura, come la stessa sensazione che colpiva anche lui da qualche tempo.
La voce di Magus, poco distante richiamò la loro attenzione: «Venite a vedere quaggiù!» vociò « Cosa sarebbe questo secondo voi ?»
Si avvicinarono alla disgustosa carcassa di quello che sembrava un enorme volatile, simile ad un pipistrello, ma assai più grande, ricoperto da un folto pelo scuro, con delle zanne molto pronunciate... Intorno alla bocca il pelo assumeva il colore rosso del sangue vivo. A qualche ulteriore passo di distanza giaceva sull'erba uno splendido unicorno bianco, il suo vello splendente era squarciato in più punti da profondi segni di artigli. Ney al vedere la scena, si sentì mancare le forze e si appoggiò pesantemente al fusto di un albero, il suo viso di nuovo pallido. Erebus la prese per sostenerla, facendo agli altri un cenno con la testa ed allontanandosi poi con lei da quel luogo.
«Ecco un bell'enigma da risolvere» disse Magus passeggiando sù e giù per la radura. «Credo proprio che Ney stanotte si sia diretta come di consueto nel bosco per passeggiare, qui ha incontrato gli unicorni che per qualche motivo erano riuniti in branco. Poi è giunto questo pipistrello che ha attaccato il gruppo. Tutti sono fuggiti, tranne la nostra mezzelfa e quest'altro unicorno... Il suo compagno come ha detto. Nella battaglia quest'ultimo ha avuto la peggio, ma anche il pipistrello è morto, forse ucciso da Ney. Ciò però non spiega perché la nostra compagna, senza aver riportato ferite, sia stata così colpita dai fatti. Che ne dite ?»
«La ricostruzione mi sembra corretta, ma anch'io non capisco.» Intervenì Altur.
«I seguaci della natura hanno legami che vanno oltre la normale comprensione. » Disse Shella. «In particolare ognuno di noi ha un suo corrispettivo nel mondo animale, secondo le credenze druidiche, una sorta di spirito affine, un compagno appunto. Forse la vostra Ney l'aveva trovato. Comunque credo che sia meglio portarla via da qui. Questa perdita, unitamente allo sviluppo in lei di nuovi poteri, l'hanno profondamente provata. E' ancora una fanciulla, giovane, entusiasta» sospirò « non si merita questa sofferenza. Tanto più che la Grande Bestia è ora in piena attività... Non sarei sorpresa se questo abominio fosse opera del suo orrido culto.»
L'aria ora si era fatta dolce e tiepida. La foresta era così bella, piena di profumi e la vita sembrava di nuovo palpitare tutto intorno, a dispetto del silenzio e dell'atmosfera inquietante che avevano sentito quella notte, che sembrava essere appena trascorsa, nonostante fossero ancora vivi i ricordi di più giorni passati nella terra nera. La druida guardava con disgusto la bestia , poi si avvicinò al'unicorno, accarezzandogli il manto e cantando sottovoce una nenia molto triste.
Si voltò ancora verso di loro « Andate ora, penso io a sistemare le cose qui. »
Altur si voltò guardando Erebus e Ney che aspettavano, poco lontano. Salutò la donna con un inchino.
« Che il Semprevigile vegli sempre su di te, amica dei boschi. »
« E' un piacere vedere che qualche umano veglia sul Cormanthor, insieme alla mia gente. Da troppo tempo sono lontano da queste terre ed ora i miei passi mi portano altrove. Sa ëalyë sinomë nà màra ! » Disse Magus con una riverenza.
«Merin sa haryalyë alassë. Namarië !» rispose la druida. E si chinò di nuovo sull'unicorno.
Magus raggiunse gli altri sorridendo soddisfatto.
Ripresero rapidamente la strada, che distava poco meno di un miglio. La piatta campagna di Valnebbiosa si stendeva ormai di fronte a loro. Era una terra rigogliosa e fertile, coltivata e curata da generazioni di uomini e dagli elfi, molto prima di loro. La valle giace a forma di cuneo tra i Boschi Elfici, come se questi fossero stati tagliati in tempi remotissimi da una lama di coltello e da allora gli alberi non fossero più cresciuti, lasciando spazio ai terreni coltivabili. Protetta, all'interno dell'antico Cormanthor e percorsa dal fiume Ashaba e dalla Via del Mar della Luna, è stata sempre un luogo benedetto dal passaggio di tutti i popoli liberi. Tuttora, anche le ultime vestigia del potere latente degli Elfi, sono sufficienti a scoraggiare i più arditi predoni dal tentare scorrerie in questa terra, che custodisce la Pietra Eretta, simbolo di fratellanza tra le genti e nasconde la via per la famosa città di Myth Drannor, gemma, nel passato, di arte, ricchezza e potenza.
Nonostante questi deterrenti, tuttavia, i nostri componenti della Compagnia delle Molte Razze avevano appena sperimentato, sulla propria pelle, che anche da queste parti era vigorosa la recrudescenza delle lotte con il culto di Malar, attivo nella sistematica distruzione della fauna e nel disturbo della quiete dei boschi.
Procedevano in fila indiana, Magus, poi Ney ed Altur ed infine Erebus. L'elfo conosceva alla perfezione queste vie e li stava conducendo al Guado dell'Ashaba, la città più importante della Valle, quella in cui risiedeva il Concilio, da cui avrebbero avuto udienza per la loro missione di ambasceria.
Passando attraverso i campi e guardando le fattorie, si resero conto che la loro petizione non avrebbe avuto una accoglienza facile. I contadini si guardavano intorno con sospetto ed alcuni di loro si stavano già riunendo con gli arnesi in mano per fermarli lungo la strada.
«Non sapete che la strada è chiusa ? Non arriverete da nessuna parte passando di qua.» Disse un grosso valligiano che impugnava una lancia di legno.
«Veniamo da lontano per una missione presso il vostro Concilio. Sappiamo del bando e non abbiamo cattive intenzioni, non ci ostacolate messere, di grazia.» Ripose Erebus dal fondo della fila. Il valligiano si fece da parte e gli altri contadini lasciarono passare lo strano gruppo. Un cavaliere con lo stemma del Cormyr, un prete di Helm, una mezzelfa ed un elfo, non erano certo un gruppo da cui aspettarsi problemi... O da tentare di fermare con la forza, oltretutto.
Poco fuori dalla città, incontrarono una pattuglia di Cavalieri di Valnebbiosa, con le loro piume al vento, che li questionarono allo stesso modo e pensarono poi bene di volerli accompagnare fino alla casa dell'Alto Consigliere. Così, allo sguardo degli abitanti si presentò la scena un po' comica di quattro viaggiatori appiedati, armati di tutto punto e scortati dai Cavalieri in fila per due ai lati.
«Certamente devono essere delle persone importanti» pensarono i più con un mezzo sorriso.
La città, subito oltre il fiume, era raggiungibile dalla strada attraverso un guado sassoso, senza alcun ponte. Il fiume scorreva tranquillo tra le rocce e, lontano dai periodi delle piene autunnali, mormorava i suoi eterni motivi. La comunità era abbastanza grande, forse più di un migliaio di persone, alla stima approssimata dei militari. La Via del Mar della Luna si tuffava tra gli edifici, divenendo per un breve tratto lastricata, per poi ricomparire ampia e sterrata dall'altro lato e continuare lassù, a nord, nella foresta. Il gruppo camminava con tranquillità per la strada, oggetto di curiosità dagli empori e dalle taverne, pressoché deserti, da quando la Via era stata chiusa. Anche i bambini che giocavano per la strada si fermarono a guardare la sfilata gettando qualche grido di saluto, per poi scappare a nascondersi se un Cavaliere si volgeva verso di loro. Giunsero così, quasi alla fine del paese, ad una grande casa a due piani, immersa nel verde, di fronte ad un laghetto e circondata da campi di alberi da frutto. Qui altri Cavalieri facevano la guardia e, al loro approssimarsi, la scorta salutando, si voltò, tornando sulla strada principale.
Vennero introdotti in un grande salone, semplice e disadorno, senza troni, ne scranni, solo un grosso tavolo di legno circondato da massicce sedie. Sei persone erano nella stanza, affaccendate di fronte a mappe o fogli di carta, o immersi in discussione tra di loro.
«Eccellenze, è arrivata l'ambasceria del Cormyr.» Disse la guardia che era con loro. Dal tavolo, si alzò un uomo, di mezza età, massiccio, bruno e con uno stomaco prominente. Era riccamente vestito, con un lungo pugnale al fianco.
«Vi aspettavamo, abbiamo avuto notizia del vostro arrivo un paio di giorni fa. Io sono Haresk Malorn, consigliere di Valnebbiosa. Spero che il vostro viaggio sia stato tranquillo.» disse loro, avvicinandosi.
«Il mio nome è Erebus e questi sono Altur, Magus e Ney. Il Governo del Cormyr ci ha incaricato di porgervi i suoi rispetti.»Disse il paladino, inchinandosi. Anche gli altri compagni fecero una riverenza all'uomo.
«Il nostro viaggio è stato tranquillo... Tranne qualche problema ai bordi della foresta.» Disse Erebus. «Credo per gli stessi problemi che hanno portato alla chiusura della strada.»
«Mi dispiace sentirlo, ma abbiamo continue notizie di attacchi da parte di belve feroci, entro i nostri confini... e... sì... è per quello che è stata presa l'eccezionale misura di chiudere la Via del Mar della Luna, per la prima volta dopo la fondazione della Pietra Eretta. Come vanno le cose nel Cormyr e che cosa può desiderare da noi la corte del Re?» Continuò il consigliere.
«Nel nostro paese, le cose procedono normalmente, con la grazia degli dèi e del nostro sovrano. Tuttavia la chiusura della strada ha creato difficoltà ai commerci e siamo stati inviati qui per chiedere una sospensione del bando, o un lasciapassare per le carovane del Cormyr, in memoria dell'antica amicizia che lega le nostre terre.» rispose Erebus.
A quella richiesta, gli altri uomini della sala alzarono la testa dal loro lavoro e scossero la testa, mormorando. Haresk alzò una mano con il palmo aperto.
«Per favore, amici, non perdiamo la correttezza necessaria, i nostri ospiti hanno viaggiato a lungo, da un paese lontano e non sono in possesso delle nostre stesse notizie.» Invitò i cormyreani a sedersi.
«Vi prego di scusare questa reazione, ma le cose da queste parti non vanno affatto bene. Come abbiamo già accennato, siamo preda di scorrerie, ai bordi della foresta. Prima del bando, le carovane venivano continuamente attaccate e poche sono riuscite ad attraversare la foresta, verso nord, da dove sembra emanare tutta la malvagità che ci colpisce. Gli stessi elfi hanno avute gravi perdite nel cercare di proteggere i mercanti, dietro nostra richiesta ed ora non siamo più in grado di garantire l'incolumità di nessuno, né possiamo chiedere ancora ai Silvani il loro aiuto, dopo le ultime vicende. I governi vicini ci biasimano per questo e siamo quindi giunti alla conclusione di chiudere la strada. Abbiamo stipulato il patto che sapete, alla presenza di rappresentanti di tutte le genti libere del Cormanthor e non possiamo tornare indietro, né elargire lasciapassare a nostro piacimento, essendo coinvolti molti altri interessi. Mi dispiace. Sappiamo che gli stessi elfi attaccano i temerari che osano sfidare il bando ed attraversano la foresta.» Concluse dando una occhiata di sbieco a Magus, che però sembrava completamente disinteressato.
«Ci rammarica sentire che siete in così gravi difficoltà, ma d'altra parte queste sono le notizie che arrivano da tutte le genti che vivono nel Cormanthor.» Intervenì Altur. «Tuttavia è nostro dovere insistere nella nostra richiesta.»
«Ed è mio dovere, seppur con rammarico, doverla ancora rifiutare.»Riprese il consigliere. «Potete essere nostri ospiti, o commerciare con la nostra città e le terre circostanti, ma oltre la Pietra Eretta non è mia facoltà autorizzarvi l'accesso. Spero che comprendiate e che riportiate alla corte del Re le mie scuse ed i miei più vivi omaggi.»
«Grazie per il vostro tempo. L'aver ricevuto queste notizie non renderà inutile il nostro viaggio. Ci tratterremo solo qualche ora per mangiare e ripartiremo al più presto. Addio per ora.» Salutò Altur.
Anche Erebus salutò il consigliere: «Vi porgo nuovamente i miei rispetti e dovunque ci sia il male...»
«Noi lo sconfiggeremo.» Concluse quella che a detta di tutti doveva essere la voce di Ney, da fuori della finestra.
Si voltarono con stupore ed effettivamente era proprio la mezzelfa, affacciata all'interno, con una strana espressione solenne ed il piglio fiero.
«No ?» Aggiunse poi in evidente imbarazzo e si allontanò con un risolino.
I suoi compagni rimasero un attimo interdetti ed esauriti i convenevoli, uscirono dalla casa del consigliere. La missione era fallita, ma forse Ser De Cardis non si aspettava davvero di ottenere il lasciapassare. D'altra parte si era sempre mostrato informatissimo sui fatti che accadevano anche lontano dal Cormyr. Gli avrebbero riportato anche queste ultime notizie, insieme ad un diniego che non avrebbe poi causato così gravi problemi... In fondo la via Nord era sempre in funzione.
Discutendo tra di loro di queste faccende si accinsero a riposarsi quel poco che gli bastava per riprendere il viaggio di ritorno e, come vecchi compagni d'arme si infilarono nella prima taverna incontrata, per assaporare la rinomata cucina delle Valli.
Ritorno al Cormanthor
Ritorno al Cormanthor
come riportato da Baluardo
Luogo imprecisato - Multiverso
Tempo imprecisato
Mentre le immagini del salone dell'elfo scuro svanivano insieme ai loro compagni di viaggio, Magus e Altur cominciarono a sentirsi più sollevati, come se un grosso peso fosse stato tolto dalle loro menti e dai loro spiriti. Erebus non sentiva invece alcun cambiamento, rimaneva in lui la sensazione incombente di malvagità, una sorta di malessere interiore che lo attanagliava sin dal suo scontro con il demone, qualche giorno prima, o qualche ora, o forse solo in sogno. Si ritrovarono sulla spiaggia dove erano arrivati la prima volta, la sabbia scura era lambita dal solito mare inumano, l'aria era pregna di incombenti attese, pesante, torva, l'atmosfera inquietante ed assolutamente aliena alle loro esperienze. Erebus non era con loro.
Il paladino si ritrovò all'improvviso su un altro lido e lo riconobbe, era quello in cui era approdato con la barca nel sogno del demone di poco prima, o di anni prima, non poteva dirlo con certezza in questo momento. Di fronte a lui sagome indefinite di torri o città o montagne in lontananza, sfuggenti eppure terribili nella loro evanescente realtà. Nel più totale silenzio vide una sagoma avvicinarsi a lui e sentì il rumore di una barca che arrivava da oltremare. Erebus si preparò allo scontro, era molto stanco ed avvilito, ma la sua mente era ferma: non si sarebbero più serviti di lui... Nessuno.
Nelle nebbie che lo circondavano riuscì a riconoscere la figura amica di Ney. Non c'era dubbio, era la mezzelfa, ma quello non era il posto dove si aspettava di trovarla.
La chiamò con voce sicura:
«Ney!»
«Ney, sei tu ?»
Nessuna risposta, la figura si avvicinava... Se non era la mezzelfa ne era la copia esatta, a quanto poteva vedere, ormai chiaramente.
Quando fu a qualche passo da lui, Erebus fece per alzare le mani per fermarla, ma in un attimo la figura, per suo sommo stupore, gli passò attraverso, senza vederlo, udirlo o curarsi di ciò che la circondava.
Alle sue spalle la barca era approdata, silente, quasi funerea, con la solita scorta di incappucciati. La figura di Ney salì a bordo dell'imbarcazione, che lentamente scivolò via sulle acque nere.
Il giovane paladino rimase di nuovo stupefatto, come sempre più spesso recentemente gli accadeva. E di nuovo, come se qualche proposito volesse scompigliare continuamente le sue percezioni, il paesaggio circostante cominciò a svanire.
Altur e Magus lo trovarono poco più avanti, in riva al mare, che scrutava nelle tenebre di fronte a lui. Vedendoli arrivare gli gettò una voce per sincerarsi che non fosse ancora una volta una visione. Essi risposero alla chiamata e si ricongiunsero con lui in quello strano luogo.
Si sentivano tristi e fuori posto, in particolare Erebus non riusciva a tirare il bandolo della matassa in tutti gli eventi che lo avevano coinvolto.
«Avete visto approdare una barca ? » Chiese ai compagni.
I due lo guardavano senza rispondere.
«Una barca con Ney a bordo, dovete averla vista...» Erebus afferrò il prete al braccio, strattonandolo...
«Erebus» rispose Altur abbassando lo sguardo «ho paura che Ney sia... Certo, manca anche a me, ma non per questo dobbiamo...»
«No, tu non capisci, era lei, l'ho vista...»
«Erebus, sei stato tutto il tempo qui, ti abbiamo visto da lontano, non c'è nessuna barca, non c'è nessuna Ney... Ti prego... Smettila.»
Il paladino lo guardò dritto negli occhi, dubitando, poi lasciò il suo braccio con uno scatto.
«Pensa quello che vuoi allora.»
«E' questo posto, amico mio, questo posto maledetto che dilania le nostre certezze ed alimenta i nostri dubbi, non lo senti ?»
«Certo che lo sento, non sono uno sciocco.»
Erebus voleva solo che il suo malessere andasse via, voleva sentire il tocco del buon Torm nei suoi pensieri, nelle sue preghiere, come da qualche tempo non accadeva, voleva sentire qualcosa di buono intorno a sé.
E, come in risposta al suo desiderio interiore, sentì un onda di pace pervaderlo, così improvvisa da scuoterlo. Altur e Magus sentirono la stessa cosa e le tenebre cominciarono lentamente a dissolversi, poco lontano da loro, più avanti sulla spiaggia. Avanzarono e la sensazione di serenità si fece più forte, una luminosità azzurrina stava combattendo l'ombra incombente, che, in una piccola sfera, cedette al suo splendore, puro, incontaminato. All'interno della sfera di luce i tre compagni videro una donna, bellissima, con i capelli scuri raccolti in una lunga treccia ed un'ampia veste scintillante di stelle. Inginocchiato di fronte a lei, un uomo di mezza età, con una corazza di cuoio ed una spada al fianco.
In un attimo Erebus lo riconobbe: era il Bardo che li aveva più volte contattati o aiutati, quello che Cadmo aveva soprannominato "Il Bardarossa". Guardando la scena i tre compagni videro la luce che aumentava di intensità, mentre le tenebre cercavano di ricacciarla indietro. Si coprirono gli occhi e furono investiti da un bagliore accecante.
Foresta del Cormanthor - Valnebbiosa
Seconda decina del mese di Altosole
nell'Anno del Vessillo - 1368 Calendario delle Valli
Le stranezze sembravano non finire mai, quando era coinvolta quella strana terra che chiamavano Ethernia. Ora la spiaggia aveva di nuovo ceduto il passo alla foresta dove le nebbie li avevano inghiottiti. La radura si ricompose di fronte ai loro occhi, Gli alberi, i rovi, il sole del mattino, finalmente, il soffio del vento sui loro volti, la vita che scorreva nel bosco, quasi palpabile, di fronte ai giorni trascorsi nello squallore della terra nera.
Sembrava che i loro sensi si fossero risvegliati da un lungo torpore e che per la prima volta vedessero realmente la bellezza della natura, che ne assaporassero gli odori e la viva freschezza. Respirarono a fondo per scuotere i residui dei cupi pensieri rimasti in loro e, dopo un attimo di smarrimento, i ricordi tornarono come una valanga. Gli unicorni, le ali, la corsa senza fiato... Ney...
Si riscossero per vedere che di fronte a loro, poco lontano, la mezzelfa non era più dove l'avevano lasciata. Un'altra figura era infatti chinata a terra vicino all'albero. Si avvicinarono per vedere e riconobbero, almeno due di loro, Shella Fogliadargento, la custode del boschetto sacro vicino a Myth Drannor, che li aveva guidati nella foresta qualche tempo prima. Era curva su un animale, una volpe per l'esattezza, immobile ai piedi dell'albero dove giaceva Ney. L'unicorno era lì accanto e più in là notarono per la prima volta un'orrida carcassa, disgustosa. La druida alzò lo sguardo verso di loro.
«Non vi ho sentito arrivare, da dove siete comparsi ?»
«Sarebbe una storia troppo lunga ora, ma avevamo lasciato qui una nostra compagna, l'hai forse vista ?» Chiese Altur.
Erebus, con una piccola riverenza salutò la donna.
«Una mezzelfa, con i capelli chiari, era qui qualche... hm... qualche tempo fa.» Disse.
Magus si avvicinò alla carcassa per esaminarla.
La donna si soffermò sui loro volti.
«Ciò che mi dite non è strano, anzi, spiega alcune cose che non mi quadravano. »Rispose. «Questo animale emana un'aura magica. La vostra amica è forse una seguace delle divinità della natura ?»
«Sì, lei è... era... una fedele della Signora Dei Boschi.»La tristezza si impadronì nuovamente di Altur al ricordare gli eventi accaduti.
«E lo sarà ancora, spero.» Rise la donna. «La tua amica è viva.»
Guardarono con stupore la volpe ai loro piedi cambiare forma e tramutarsi nella familiare figura di Ney. Altur si chinò immediatamente toccandole il viso, era caldo, il suo respiro profondo non lasciava dubbi. Era vero, Ney era viva. Altur si rialzò verso Erebus con un groppo alla gola e gli occhi lucidi.
«Amico mio, mi dispiace.» Disse con la voce rotta, cercando di controllare l'emozione che saliva come una onda di marea. «Mi dispiace per quello che ti ho detto... Io... il dolore... e tutto quell'assurdo viaggio... Mi dispiace...»
«Non preoccuparti Altur, so bene che le ferite sono difficili da rimarginare, nessun rancore, oggi gli dèi ci hanno fatto un grande dono.» Disse il paladino poggiando entrambe le mani sulle spalle del compagno. Altur chinò la testa cacciando indietro le lacrime. Pose anche le sue mani sulle spalle del paladino e lo guardò sorridendo.
« Nessun rancore, grazie.»
Notte nel Cormanthor
Notte nel Cormanthor
come riportata da Baluardo
Foresta del Cormanthor - Valnebbiosa
Seconda decina del mese di Altosole
Nell'anno del vessillo - 1368 Calendario delle Valli
La foresta era silenziosa, Magus stava svolgendo il suo turno di guardia e gli altri tre compagni dormivano sull'erba. La notte era serena anche se Selune in quei giorni non graziava Faerun con la sua luce.
Ney si agitava nel sonno...
Ali che sbattono nel cielo oscurando le stelle, rumori, rami spezzati, una corsa senza fiato... poi, nel buio, artigli che lacerano...
«Noooooo!»
Si svegliò d'improvviso con la bocca completamente riarsa, non aveva emesso alcun suono... Deglutì, guardandosi intorno spaesata, una lieve brezza le accarezzava il viso.
Si alzò da terra dirigendosi verso Magus.
«Brutti sogni?»
«Sì - rispose Ney - bestie e tanta malvagità.»
«Anche a me sembra che qualcosa non sia al posto giusto nella foresta, ma finora è stata solo una sensazione.»
«Va' pure a dormire, io non ho più sonno ormai.»
Magus si alzò e raggiunse il suo posto per la notte.
«Sta' in guardia Ney, il vecchio Cormanthor non dorme tranquillo stanotte... »Disse l'elfo sdraiandosi a terra.
Lei fece un cenno con il capo e si mise a scrutare nelle tenebre... Niente rumori... Prese le sue armi e cominciò a camminare intorno all'accampamento... Niente ali che sbattono, niente artigli... Niente di niente. Si appoggiò al tronco di un albero accarezzando la corteccia con il palmo della mano e, respirando a fondo, cercò di scrollarsi di dosso le paure dell'incubo.
Per tutto il turno di guardia Ney rimase in ascolto... Neanche un animale, non un suono... Il silenzio era assordante e premeva contro le sue tempie con forza crescente...
Tum tum... tum tum...
Di nuovo quella crescente agitazione. Non era normale nella foresta e tanto meno in questa foresta, la più antica, i boschi dove giocava da bambina e dove gli ultimi elfi erano ancora in guardia contro il male... Anche Magus si agitava nel sonno.
Cercò di pensare ai satiri ed ai folletti che danzavano attorno ad un cerchio di funghi, laggiù, lontano, nei suoi ricordi. Ma quell'imponente silenzio la atterriva, neanche il mormorio delle foglie era più percettibile.
Cosa poi potesse essere successo lo sapeva solo la Dea e..
No. Poteva saperlo anche lei.
Nella sua mente semplice si fece strada quella preghiera che le avevano insegnato per "sentire" la foresta.
Sì. Doveva farlo. Presto.
Poco prima dell'alba andò a svegliare Erebus per il suo turno di guardia.
«Che cosa succede?»
«Niente, corazza scintillante, vado nel bosco. Tocca a te ora.»
«Oh, sì, la guardia, certo. »
Il paladino cominciò ad alzarsi.
«Ci sono novità?»
«No.. Brutti sogni e silenzio.. Tanto silenzio. » Rispose Ney toccandogli il braccio.
Erebus, si voltò preparando il suo equipaggiamento.
«Beh, meglio il silenzio che...»
Il giovane corse con il pensiero a quel tocco di poco prima, inusuale, così freddo e quasi frenetico. Si girò di scatto ma Ney era già andata, leggera e silenziosa come tutte le altre volte che l'aveva vista nel bosco, scosse la testa e prese il suo posto di guardia.
Non passarono che pochi minuti quando la sensazione di vuoto si fece sentire anche sul paladino, tutto sembrava come in attesa, la quiete era totale. Erebus si concentrò mormorando una parola di preghiera verso Torm il giusto e una sensazione d'urgenza s'impadronì gradatamente di lui.
Qualcosa stava cambiando, un male profondo, bestiale, senza alcuna umanità.
Il profondo silenzio fu rotto da uno sbattere d'ali in lontananza. Poi, all'improvviso, come una fragorosa cascata, un rumore di cavalli, un galoppo frenetico che proveniva dal folto della foresta nella direzione del loro accampamento ed il rumore d'ali che si avvicinava, minaccioso ed incombente su tutto.
«All'armi, compagni. Sveglia presto! »Erebus si precipitò dagli altri.
Altur era già sveglio, così come Magus. Si alzarono da terra affannandosi con le armi e l'equipaggiamento.
«Che succede? Che cosa sono ? » Chiesero all'unisono i due.
Il galoppo si avvicinava rapidamente, i tre compagni si misero a spalla a spalla con le armi in pugno, in attesa della minaccia. Altur mormorò una rapida preghiera al suo signore che si perse nel rumore circostante.
I tre strinsero le armi, urlando per darsi coraggio di fronte al pericolo...
Erebus scattò di fronte a sé per gettarsi davanti al primo assalitore che gli si parasse davanti.
Caricò il colpo, sferrandolo nel buio che lo circondava.
Poi gli furono addosso, il rumore del galoppo riempì i loro sensi, impedendogli di comunicare.
Uscivano a frotte dagli alberi correndo all'impazzata verso i tre compagni. Magus per primo abbassò il bastone, poi gli altri due, a seguire, rimasero impotenti alla vista di ciò che stava accadendo.
Erano unicorni, un gruppo di unicorni gli passava accanto, da tutte le parti, bianchi e quasi splendenti anche in assenza di luce, correvano fieri non curandosi della loro presenza. Magus non ricordava nella propria lunga vita di aver assistito ad uno spettacolo del genere. I due uomini erano stupefatti. Passò tra di loro un intero branco, decine di unicorni, che si allontanarono poi nelle tenebre, verso il folto della foresta.
Quando il rumore si fece lontano, i tre si voltarono senza parole ed in quel momento sentirono distintamente, dalla direzione di provenienza del branco, una voce femminile urlare. Un urlo acuto, lancinante, che infranse immediatamente lo stupore rimasto nell'aria per la cavalcata degli unicorni.
«Ney ! »disse Erebus
I tre corsero subito verso la voce appena udita.
«Ney!»
Gridavano a gran voce.
«Ney!»
Nessuna risposta. Il silenzio era tornato, imponente, rotto solo dalla pesante corsa degli uomini e dai leggeri passi dell'elfo, alle loro spalle. Sotto i loro piedi i rami scricchiolavano in protesta.
Correvano al buio, senza fiato, tra i rovi del ricco sottobosco, chiamando continuamente la loro compagna. Un brivido di freddo li pervase, insieme a quella sensazione di urgenza che Erebus aveva sentito durante il suo turno di guardia e che Magus avvertiva dalla sera precedente.
Uscirono in una radura, Altur si fermò d'improvviso.
«Dannazione, no! »Imprecò gettando a terra la mazza e ricominciando a correre.
«Altur aspetta, potrebbero esserci nemici in giro! » Gli gridò dietro Erebus che lo seguiva dappresso. Si concentrò di nuovo, ma il dolore alle tempie stavolta era assente. Andò subito dietro al prete.
Nella radura, ai piedi di un albero giaceva Ney, immobile. Le sue spade erano accanto a lei.
Cominciava ad albeggiare ed il sole rosso faceva filtrare i suoi raggi, bassi sulle cime degli alberi. Un'umida foschia penetrava veloce e silenziosa dalla foresta verso la radura. Poco distante dalla mezzelfa un unicorno era in terra, immobile anch'esso.
I tre compagni si avvicinarono a Ney. Teneva una mano sul petto e respirava a fatica, come se fosse oppressa da un forte dolore. La foschia s'infittiva, invadendo rapidamente la radura da ogni parte. Il freddo si fece intenso, un freddo innaturale per una limpida mattina di Altosole.
Altur prese la mano di Ney, era glaciale. Il sacerdote inghiottì a fatica, colto da una strana sensazione di paura. Non aveva mai pensato che potesse perderla, dopo tutti i viaggi, le battaglie, le risate ed i canti, la presenza discreta della mezzelfa era familiare, come una sorella ancora un po' bambina. Cercò di raccogliere le idee per formulare una preghiera di guarigione, ma non vedeva ferite sul suo corpo.
Erebus e Magus erano lì accanto, anch'essi increduli.
«Sento tanto freddo, piuma azzurra. »La voce di Ney era fioca e debole.
La foschia era ormai una nebbia pesante che li stava avvolgendo formando delle gocce sui loro vestiti.
«Era il mio compagno.» Disse ancora la mezzelfa a fatica, la sua voce era un sussurro.
Altur stringeva la sua mano, lacrime generose scorrevano sul suo viso.
Mentre la nebbia li inghiottiva, sentirono, nel silenzio, un lontano tocco di campana.