Notte nel Cormanthor
come riportata da Baluardo
Foresta del Cormanthor - Valnebbiosa
Seconda decina del mese di Altosole
Nell'anno del vessillo - 1368 Calendario delle Valli
La foresta era silenziosa, Magus stava svolgendo il suo turno di guardia e gli altri tre compagni dormivano sull'erba. La notte era serena anche se Selune in quei giorni non graziava Faerun con la sua luce.
Ney si agitava nel sonno...
Ali che sbattono nel cielo oscurando le stelle, rumori, rami spezzati, una corsa senza fiato... poi, nel buio, artigli che lacerano...
«Noooooo!»
Si svegliò d'improvviso con la bocca completamente riarsa, non aveva emesso alcun suono... Deglutì, guardandosi intorno spaesata, una lieve brezza le accarezzava il viso.
Si alzò da terra dirigendosi verso Magus.
«Brutti sogni?»
«Sì - rispose Ney - bestie e tanta malvagità.»
«Anche a me sembra che qualcosa non sia al posto giusto nella foresta, ma finora è stata solo una sensazione.»
«Va' pure a dormire, io non ho più sonno ormai.»
Magus si alzò e raggiunse il suo posto per la notte.
«Sta' in guardia Ney, il vecchio Cormanthor non dorme tranquillo stanotte... »Disse l'elfo sdraiandosi a terra.
Lei fece un cenno con il capo e si mise a scrutare nelle tenebre... Niente rumori... Prese le sue armi e cominciò a camminare intorno all'accampamento... Niente ali che sbattono, niente artigli... Niente di niente. Si appoggiò al tronco di un albero accarezzando la corteccia con il palmo della mano e, respirando a fondo, cercò di scrollarsi di dosso le paure dell'incubo.
Per tutto il turno di guardia Ney rimase in ascolto... Neanche un animale, non un suono... Il silenzio era assordante e premeva contro le sue tempie con forza crescente...
Tum tum... tum tum...
Di nuovo quella crescente agitazione. Non era normale nella foresta e tanto meno in questa foresta, la più antica, i boschi dove giocava da bambina e dove gli ultimi elfi erano ancora in guardia contro il male... Anche Magus si agitava nel sonno.
Cercò di pensare ai satiri ed ai folletti che danzavano attorno ad un cerchio di funghi, laggiù, lontano, nei suoi ricordi. Ma quell'imponente silenzio la atterriva, neanche il mormorio delle foglie era più percettibile.
Cosa poi potesse essere successo lo sapeva solo la Dea e..
No. Poteva saperlo anche lei.
Nella sua mente semplice si fece strada quella preghiera che le avevano insegnato per "sentire" la foresta.
Sì. Doveva farlo. Presto.
Poco prima dell'alba andò a svegliare Erebus per il suo turno di guardia.
«Che cosa succede?»
«Niente, corazza scintillante, vado nel bosco. Tocca a te ora.»
«Oh, sì, la guardia, certo. »
Il paladino cominciò ad alzarsi.
«Ci sono novità?»
«No.. Brutti sogni e silenzio.. Tanto silenzio. » Rispose Ney toccandogli il braccio.
Erebus, si voltò preparando il suo equipaggiamento.
«Beh, meglio il silenzio che...»
Il giovane corse con il pensiero a quel tocco di poco prima, inusuale, così freddo e quasi frenetico. Si girò di scatto ma Ney era già andata, leggera e silenziosa come tutte le altre volte che l'aveva vista nel bosco, scosse la testa e prese il suo posto di guardia.
Non passarono che pochi minuti quando la sensazione di vuoto si fece sentire anche sul paladino, tutto sembrava come in attesa, la quiete era totale. Erebus si concentrò mormorando una parola di preghiera verso Torm il giusto e una sensazione d'urgenza s'impadronì gradatamente di lui.
Qualcosa stava cambiando, un male profondo, bestiale, senza alcuna umanità.
Il profondo silenzio fu rotto da uno sbattere d'ali in lontananza. Poi, all'improvviso, come una fragorosa cascata, un rumore di cavalli, un galoppo frenetico che proveniva dal folto della foresta nella direzione del loro accampamento ed il rumore d'ali che si avvicinava, minaccioso ed incombente su tutto.
«All'armi, compagni. Sveglia presto! »Erebus si precipitò dagli altri.
Altur era già sveglio, così come Magus. Si alzarono da terra affannandosi con le armi e l'equipaggiamento.
«Che succede? Che cosa sono ? » Chiesero all'unisono i due.
Il galoppo si avvicinava rapidamente, i tre compagni si misero a spalla a spalla con le armi in pugno, in attesa della minaccia. Altur mormorò una rapida preghiera al suo signore che si perse nel rumore circostante.
I tre strinsero le armi, urlando per darsi coraggio di fronte al pericolo...
Erebus scattò di fronte a sé per gettarsi davanti al primo assalitore che gli si parasse davanti.
Caricò il colpo, sferrandolo nel buio che lo circondava.
Poi gli furono addosso, il rumore del galoppo riempì i loro sensi, impedendogli di comunicare.
Uscivano a frotte dagli alberi correndo all'impazzata verso i tre compagni. Magus per primo abbassò il bastone, poi gli altri due, a seguire, rimasero impotenti alla vista di ciò che stava accadendo.
Erano unicorni, un gruppo di unicorni gli passava accanto, da tutte le parti, bianchi e quasi splendenti anche in assenza di luce, correvano fieri non curandosi della loro presenza. Magus non ricordava nella propria lunga vita di aver assistito ad uno spettacolo del genere. I due uomini erano stupefatti. Passò tra di loro un intero branco, decine di unicorni, che si allontanarono poi nelle tenebre, verso il folto della foresta.
Quando il rumore si fece lontano, i tre si voltarono senza parole ed in quel momento sentirono distintamente, dalla direzione di provenienza del branco, una voce femminile urlare. Un urlo acuto, lancinante, che infranse immediatamente lo stupore rimasto nell'aria per la cavalcata degli unicorni.
«Ney ! »disse Erebus
I tre corsero subito verso la voce appena udita.
«Ney!»
Gridavano a gran voce.
«Ney!»
Nessuna risposta. Il silenzio era tornato, imponente, rotto solo dalla pesante corsa degli uomini e dai leggeri passi dell'elfo, alle loro spalle. Sotto i loro piedi i rami scricchiolavano in protesta.
Correvano al buio, senza fiato, tra i rovi del ricco sottobosco, chiamando continuamente la loro compagna. Un brivido di freddo li pervase, insieme a quella sensazione di urgenza che Erebus aveva sentito durante il suo turno di guardia e che Magus avvertiva dalla sera precedente.
Uscirono in una radura, Altur si fermò d'improvviso.
«Dannazione, no! »Imprecò gettando a terra la mazza e ricominciando a correre.
«Altur aspetta, potrebbero esserci nemici in giro! » Gli gridò dietro Erebus che lo seguiva dappresso. Si concentrò di nuovo, ma il dolore alle tempie stavolta era assente. Andò subito dietro al prete.
Nella radura, ai piedi di un albero giaceva Ney, immobile. Le sue spade erano accanto a lei.
Cominciava ad albeggiare ed il sole rosso faceva filtrare i suoi raggi, bassi sulle cime degli alberi. Un'umida foschia penetrava veloce e silenziosa dalla foresta verso la radura. Poco distante dalla mezzelfa un unicorno era in terra, immobile anch'esso.
I tre compagni si avvicinarono a Ney. Teneva una mano sul petto e respirava a fatica, come se fosse oppressa da un forte dolore. La foschia s'infittiva, invadendo rapidamente la radura da ogni parte. Il freddo si fece intenso, un freddo innaturale per una limpida mattina di Altosole.
Altur prese la mano di Ney, era glaciale. Il sacerdote inghiottì a fatica, colto da una strana sensazione di paura. Non aveva mai pensato che potesse perderla, dopo tutti i viaggi, le battaglie, le risate ed i canti, la presenza discreta della mezzelfa era familiare, come una sorella ancora un po' bambina. Cercò di raccogliere le idee per formulare una preghiera di guarigione, ma non vedeva ferite sul suo corpo.
Erebus e Magus erano lì accanto, anch'essi increduli.
«Sento tanto freddo, piuma azzurra. »La voce di Ney era fioca e debole.
La foschia era ormai una nebbia pesante che li stava avvolgendo formando delle gocce sui loro vestiti.
«Era il mio compagno.» Disse ancora la mezzelfa a fatica, la sua voce era un sussurro.
Altur stringeva la sua mano, lacrime generose scorrevano sul suo viso.
Mentre la nebbia li inghiottiva, sentirono, nel silenzio, un lontano tocco di campana.